Molte persone si ritrovano ad essere insoddisfatte del colore dei propri denti e sognano di avere una dentatura perfettamente bianca, come quella dei personaggi famosi che si vedono in TV. Dietro ai sorrisi bianchi delle star si nascondono spesso dei trattamenti conservativi e di restauro che prevedono l’applicazione di faccette dentali e procedimenti di sbiancamento. Scopriamo insieme in cosa consiste lo sbiancamento dentale, quando può essere effettuato e cosa consigliano gli esperti.

Che cos’è lo sbiancamento dentale?

Lo sbiancamento dentale, anche conosciuto come “toothbleaching”, è un trattamento clinico che viene studiato per aiutare a migliorare il colore dei denti. Questo procedimento è solitamente eseguito da professionisti, come nel caso del team dello Studio Odontoiatrico Dott. Marzio Todisco, mediante l’utilizzo di un gel a base di perossido d’idrogeno o perossido di carbamide, che non appena esposto a particolari fonti luminose si attiva rilasciando ossigeno.

Una volta rilasciato l’ossigeno, questo gas penetra nella struttura del dente attivando reazioni di ossido-riduzione che scompongono le molecole delle macchie in elementi più piccoli, privi di colore e facilmente eliminabili. I prodotti professionali sono studiati appositamente per non arrecare danni alle gengive e allo smalto.

Quando viene controindicato lo sbiancamento dentale?

Lo sbiancamento dentale professionale è controindicato in caso di gravidanza, allattamento e per coloro che hanno un’età inferiore ai 18 anni, a chiunque sia allergico ai perossidi, in caso di denti fratturati, erosi o abrasi che potrebbero avere una forte sensibilità o elementi con ricostruzioni estetiche e per persone con patologie in atto.

Non sono buoni alleati dello sbiancamento tutti i pazienti che non si prendono cura della propria igiene dentale. Ponti, corone e restauri non possono essere sbiancati in quanto al termine del trattamento non si andrebbero a uniformare con il colore del resto dei denti. Gli esperti, infatti, consigliano di eseguire lo sbiancamento prima di eseguire restauri protesici.

Il trattamento sbiancante, come qualsiasi altro lavoro dentale, può avere delle controindicazioni che si possono verificare durante la terapia. In molti casi si possono ottenere risultati ottimali, ma non sembra esistere un metodo che possa indicare esattamente quanto verranno sbiancati i denti. Fattori come età, alimentazione, abitudini, stili di vita e caratteristiche dei denti possono influire sul colore naturale dei denti.

Spesso, nel corso o a seguito del trattamento, può manifestarsi una sensibilità provocata dalla disidratazione dentale. Per tenere sotto controllo questo problema gli esperti consigliano di bere molta acqua e di utilizzare dentifrici remineralizzanti e desensibilizzanti che contengano nitrato di potassio, fluoruro di sodio, fosfato di calcio o idrossiapatite.

Tipologie di sbiancamento dentale

Dopo un’attenta analisi del paziente, il professionista deciderà se eseguire il trattamento e che metodologia seguire. I metodi più utilizzati sono:

  • sbiancamento professionale alla poltrona: dove viene applicato il gel sui denti e tramite un’apposita luce questo si attiva. Si svolgono due applicazioni della durata di 20 minuti circa, nello stesso appuntamento in modo da potere raggiungere risultati migliori;
  • sbiancamento professionale domiciliare: il paziente si reca presso lo studio del dentista per prendere le impronte della sua dentatura, dalle quali si ricaveranno delle mascherine e siringhe contenenti il prodotto sbiancante da applicare durante la notte. Tutto ciò viene eseguito sotto indicazione e supervisione del dentista;

Consigli degli esperti

La durata dello sbiancamento varia da persona a persona. Seguendo, però, le indicazioni del proprio medico i risultati possono durare dai 15 ai 17 mesi. Si consiglia pertanto, di: eseguire il trattamento domiciliare con mascherine personalizzate, di tenere sotto controllo la placca batterica e sottoporsi alle sedute di igiene orale periodicamente da un professionista, di evitare fumo, bevande o cibi che pigmentano (come cioccolata, vino rosso, coca-cola, liquirizia, mirtilli, caffè, tè), e di utilizzare tre volte a settimana un dentifricio ad azione sbiancante che contenga fluoro.

Diverso, invece, secondo quanto spiegato dal Dott. Todisco, lo smacchiamento ovvero la rimozione delle macchie causate da agenti esterni al dente che si legano alla superficie, alla placca o al tartaro. Sono macchie tipiche dei fumatori, di chi consuma tanto caffè, tè, tisane, liquirizia o frutti rossi, di chi assume farmaci o di chi utilizza per lunghi periodi collutori con clorexidina. In questi casi, il paziente viene sottoposto a una seduta di igiene orale professionale.