Il 9 luglio 2019 è stato il giorno simbolico in cui sono terminati i pesci commestibili nel Mar Mediterraneo, un evento promosso dal WWF e dalle più importanti autorità europee, per sensibilizzare i consumatori in merito allo sfruttamento eccessivo dei nostri mari. Ciò significa che consumiamo più pesce di quanto la natura sia in grado di generare, compromettendo il delicato ecosistema marino e importando tonnellate di pesce da altri parti del mondo.

Per questo motivo il WWF, in occasione del Fish Dependence Day del 9 luglio, ha deciso di mettere a disposizione dei consumatori delle linee guide, con cui aiuta ognuno di noi a compiere scelte più sostenibili, sia per quanto riguarda la specie da preferire al mercato, sia per prestare maggiore attenzione alle certificazioni. Sul sito web del WWF è possibile consultare il programma telematico Banco del Pesce Interattivo, un sistema con cui mettere alla prova le nostre abitudini e migliorarle, per un consumo di pesce sostenibile.

Quali pesci posso mangiare liberamente?

Secondo le banche dati e le ricerche del WWF, esistono alcune specie ittiche meno comuni, poco sfruttate oppure caratterizzate da processi riproduttivi che permettono di consumarle senza limitazioni. Tra i pesci che è consigliabile acquistare e mangiare ci sono:

  • Calamaro di Humboldt (Dosidicus gigas)
  • Gambero boreale (Pandalus borealis)
  • Salmone del Pacifico (Oncorhynchus spp.)
  • Sugarello (Trachurus trachurus)
  • Scorfano dell’Atlantico (Sebastes)
  • Acciuga (Engraulis encrasicolus)
  • Aguglia (Belone belone)
  • Arsella (Chamalea galina)
  • Cefalo (Mugil cephalus)
  • Gallinella (Chelidonichthys obscurus)
  • Gambero imperiale o Mazzancolla (Penaeus kerathurus)
  • Vongola (Ruditapes philippinarum)
  • Sarago (Diplodus spp.)
  • Lampuga (Coryphaena hyppurus)

Quali pesci consumare con moderazione?

Altre specie invece richiedono un consumo estremamente moderato, poiché provocano ancora pesanti impatti ambientali, tuttavia sono presenti in abbondanza perciò sono da preferire rispetto ai pesci e alle specie ittiche più a rischio. Tra queste troviamo:

  • Cozza (Mytilus spp.)
  • Palamita (Sarda sarda)
  • Platessa del Mare del Nord (Pleuronectes platessa)
  • Polpo (Octopus vulgaris)
  • Scampo (Nephrops norvegicus)
  • Seppie (Sepia spp.)
  • Totano del Pacifico (Todarodes pacificus)
  • Sardina (Sardina pilchardus)
  • Halibut (Hippoglossus hippoglossus)
  • Persico (Perca fluviatilis)
  • Ricciola (Seriola dumerili)
  • Storione (Acipenser sturio)

Quali pesci non bisogna mangiare?

Altre specie, invece, devono essere evitate del tutto per offrire la possibilità ai pesci di ripristinare le proprie comunità, fortemente ridotte a causa della pesca intensiva. Tra le specie a rischio ci sono:

  • Baccalà (Gadus morhua)
  • Merluzzo carbonaro (Pollachius virens)
  • Pesce spada (Xiphias gladius)
  • Sgombro (Scomber scombrus)
  • Anguilla (Anguilla anguilla)
  • Cernia (Epinephelus)
  • Granciporro Atlantico (Cancer pagurus)
  • Orata (Sparus aurata)
  • Nasello (Merluccius)
  • Merluzzo dell’Alaska (Gadus chalcogrammus)
  • Rana pescatrice (Lophius piscatorius)
  • Verdesca (Prionace glauca)
  • Triglia di fango (Mullus barbatus)

Alcune considerazioni sul consumo di pesce sostenibile

Le specie appena presentate fanno parte di recenti studi, condotti da organizzazioni pubbliche e private in tutti i mari e gli oceani del mondo. Dai pesci inseriti in queste liste è possibile trarre alcune considerazioni, per capire come comportarsi al momento dell’acquisto del pesce al mercato, oppure quando bisogna ordinare un piatto al ristorante. Innanzitutto è fondamentale mantenersi sempre aggiornati, poiché si tratta di ecosistemi in continua evoluzione, la cui salute dipende da tantissimi fattori differenti.

Ad esempio, una nuova regolamentazione potrebbe rendere un pesce non più a rischio, oppure l’adozione di tecniche di pesca diverse potrebbero creare danni a una specie che oggi si può consumare liberamente. Per questo motivo è importante rimanere informati, consultando i siti web di associazioni come il WWF, le direttive europee e quelle nazionali in merito al settore ittico, adeguando la propria alimentazione in base alle normative e ai consigli degli esperti.

Inoltre è essenziale guardare sempre la provenienza del pesce che acquistiamo, poiché la stessa specie potrebbe non essere a rischio in una zona geografica, mentre esserlo in un altro mare, oppure le tecniche di pesca utilizzate in quell’area potrebbero non essere idonee, mentre quelle adoperate in un altro mare si. La scelta è dunque complessa, richiedendo un certo sforzo da parte del consumatore, allo stesso tempo già il seguire le indicazioni delle associazioni permette di compiere azioni più consapevoli, rispettando un bene così prezioso come il pesce e l’ecosistema marino.

La certificazione MSC: cos’è e cosa significa

Moltissime associazioni promuovono il pesce vincolato alle certificazioni MSC, Marine Stewardship Council, un marchio che certifica la provenienza ecosostenibile del pesce presente in commercio. Si tratta di una serie di standard internazionali che regolano tutte le fasi dalla pesca, dalle aziende coinvolte nella raccolta, nella trasformazione e nella distribuzione, fino alla conservazione e alla preservazione dell’ecosistema marino.

La valutazione viene realizzata da un organismo indipendente non profit, che analizza per ogni impresa la presenza di stock ittici sostenibili, la riduzione ai minimi consentiti dell’impatto ambientale e il sistema di gestione della pesca adottato. Sul sito ufficiale dell’MSC, raggiungibile a questo indirizzo, è possibile trovare tutte le informazioni in merito, scoprire alcune ricette interessanti sostenibili, oppure controllare quale aziende hanno ottenuto la certificazione MSC.

Consigli utili per scegliere quale pesce mangiare

Vediamo adesso un vademecum su come acquistare e consumare il pesce oggigiorno, in base alle raccomandazioni del WWF e di altri importanti organismi di tutela dell’ambiente.

  • Scegliere sempre pesce sostenibile
  • Ridurre il consumo di pesce nella dieta
  • Evitare categoricamente le specie più a rischio
  • Mantenersi informati e aggiornati
  • Cambiare le proprie abitudini e gusti alimentari
  • Sperimentare nuove ricette e sapori
  • Preferire i prodotti locali se possibile
  • Controllare le certificazioni e la provenienza

Questi consigli possono aiutarci a sostenere l’ambiente marino, evitando il collasso degli ecosistemi e dell’economia che ruota intorno alla pesca. Le specie più a rischio, infatti, sono quasi sempre quelle pescate con metodi intensivi come la pesca a strascico, eseguiti a largo con grandi navi, mentre il più delle volte la pesca locale è meno invasiva, più attenta all’equilibrio dell’ecosistema marino e maggiormente vincolata alle scelte dei consumatori del posto.

Ciò significa che è decisamente più facile modificare la pesca locale che quella industriale, spingendo i piccoli pescherecci a catturare soltanto le specie meno a rischio, utilizzando sistemi poco invasivi e non lesivi delle altre specie marine e del fondale. Lo stesso vale per la frequenza del consumo di pesce, che deve essere necessariamente ridotta, oppure per le scelte effettuate al ristorante, comportamenti che possono indurre il proprietario e gli chef a provare altri pesci e creare nuove ricette.

Per un supporto maggiore durante la scelta del pesce, lasciamo un link al sito web ufficiale di Greenpeace, che propone diverse guide per capire quale pesce è meglio consumare, in quale stagione dell’anno e di che taglia.

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